Ciao ULISSE
In questo periodo si sente parlare di scuola, di riforme, di proteste, di insegnanti, di meriti e demeriti, ma nessuno parla della nostra barca. Come se non fosse mai esistita
Io invece voglio ricordare con queste poche righe, l’Ulisse, che non c’è più, e la sua storia. Era solo una cosa, ma anche ad una cosa ci si può affezionare, quasi come ad un animale domestico.
La storia è quella della barca a vela che non ha visto l’acqua perché è bruciata sul suo invaso, all’interno della scuola, mandando in cenere i sogni e le aspettative di studenti e insegnanti, che hanno lavorato al progetto per tre anni.
In questi anni abbiamo studiato, raccolto notizie su testi e riviste, visitato aziende e mostre, provato nuovi materiali. La sintesi di tutto questo è stato un progetto, spinto nei più piccoli particolari di una barca a vela realizzabile all’interno della scuola, lunga sette metri e mezzo, larga due e mezzo, cabinata, spartana, carrellabile con deriva fissa e bulbo e l’albero, alto quasi dieci metri.
Gli studenti di un corso serale non sono studenti normali. Lavorano tutto il giorno e la sera invece di riposarsi davanti ad un televisore, vengono a scuola e nel poco tempo libero che rimane, studiano. Ci sono minorenni e padri di famiglia, operai, impiegati, diplomati, studenti universitari e laureati, stranieri che faticano a parlare italiano.
Avevano poco tempo da dedicare alla costruzione di Ulisse, ma a turno, nel tempo libero, il sabato mattina e anche quest’estate, nonostante fossero già diplomati, usando anche le ferie, venivano a turno per terminare il lavoro.
Abbiamo superato innumerevoli difficoltà per trovare i fondi per l’acquisto del materiale, per inventare un metodo di costruzione compatibile con i nostri mezzi, per trovare il posto per la costruzione, il tempo, ecc…
Il canterino, come lo chiamavamo, era uno spazio piccolo, ristretto freddo e scomodo, ma era diventato un posto affascinante, provocava miraggi, non vedevamo la barca su un invaso, ma in acqua a vele spiegate, nonostante non fosse ancora stato armato l’albero.
Siamo riusciti a fare molto di più, di quello che molti sognano, abbiamo progettato e costruito una barca a vela, e siamo orgogliosi del nostro impegno intellettuale e manuale.
Abbiamo sognato di veder navigare l’Ulisse assieme alle barche che per tre anni ci hanno portato alle isole Eolie dove abbiamo preso dimestichezza con andature, cartine nautiche e navigatori satellitari.
Della barca, oggetto di tanto lavoro, non è rimasto che un mucchio di cenere.
L’immagine dello scafo terminato non ci sono, nessuno pensava che nella notte fra il 29 ed il 30 ottobre l’Ulisse avrebbe preso fuoco.
Ringrazio tutti quelli che si sono impegnati in questa avventura, i miei studenti ; tutte le ditte che hanno creduto nel nostro progetto e che l’hanno finanziato e quelle si accingevano a farlo, e il collega che mi ha affiancato in questo lavoro.
La barca è perduta, ma il nostro lavoro è rimasto.
Un saluto a tutti.
Nuciforo Gaetano
E' una bellissima storia, ed è un vero peccato che qualche persona poco civile abbia bruciato la vostra barca, ma non è riuscita a bruciare la vostra passione, il vostro impegno e la vostra voglia di costruire ;)
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